Le fortificazioni in Val Pellice

Le fortificazioni antiche

L’impianto complessivo delle fortificazioni della Val Pellice sembrerebbe in origine essere quello di una chiusa di valle del periodo longobardo o del basso impero, conseguente all’abbandono, in seguito alle invasioni barbariche, dell’asse viario romano che collegava Pinerolo con Cavour e Saluzzo, in favore di un asse di collegamento fra le chiuse di fondovalle. I longobardi contendevano ai franchi il controllo delle vallate, attestandosi gli uni a fondo valle, e gli altri in prossimità dei passi, per cui spesso il sistema di chiuse era duplice. Questo è testimoniato anche dalla toponomastica delle varie borgate e località, derivanti in parte dall’antico alto-tedesco (ad esempio le borgate Eynard, Eyssart, Arnaud…) e dal longobardo (Rossenghi, Albertenga….).

Tuttavia alcune località fortificate, come ad esempio Bricherasio, sono probabilmente ancora precedenti, come parrebbe testimoniato dal toponimo celto-ligure traducibile in “grande fortezza sui monti”. È ragionevole supporre che vi fosse un insediamento fortificato celto-ligure nelle vicinanze delle attuali località Castelvecchio e Mutassa (anche quest’ultimo toponimo significativo, che ricorda i tumuli celtici). È interessante notare che la fortificazione più antica fra quelle andate sovrapponendosi nel tempo era a pianta ovale, forse riconducibile ad un accampamento fortificato (oppidum).

Bricherasio aveva inoltre altri castelli e fortificazioni che si susseguirono nel tempo man mano che l’abitato si spostava dalle valle del Chiamogna verso la Bricherasio attuale, concordemente con il fenomeno delle “ville nove” o “ville franche”. Buona parte delle fortificazioni scompare con la guerra condotta da Carlo Emanuele I di Savoia contro i francesi alla fine del Cinquecento (assedio di Bricherasio, 1594). Nello stesso secolo vengono anche distrutte le fortificazioni di Luserna, di Torre Pellice, di Angrogna, Bibiana e Villar.

Salendo lungo la valle si trova la località “Il fortino”, nel comune di Luserna, in origine una piccola fortificazione a guardia dell’antico ponte sul Pellice, più a monte di quello attuale di qualche centinaio di metri, sulla via che portava a Bibiana. Attualmente è rimasto il solo toponimo.

L’abitato di Bibiana era difeso da una rocca detta Castelfiore e distrutta nel XVI secolo, come già visto. Anche qui troviamo però un toponimo celto-ligure, “Famolasco”, dove sorge tutt’oggi un piccolo castello di origini molto antiche. Come nel caso di Bricherasio ed anche di Torre Pellice, gli abitati tendono nel corso del tempo a scendere dalle colline sulle quali erano sorte fortificazioni a difesa, per attestarsi più a valle, in aree più fertili e comode ai commerci, comunque fortificate.

Prima delle già citate guerre franco-piemontesi del Cinquecento anche Luserna era cinta di mura e guardata da un castello sulla cima del monte Ombroso, successivamente trasformato in forte, detto Forte di San Michele o Torrazzo, attualmente scomparso, sede primigenia del casato dei Luserna, conti della valle, divisi in vari rami (Manfredi, Bigliori, Rorengo). Questa fortezza era probabilmente in origine uno dei capisaldi della chiusa longobarda, insieme con il castello di Torre Pellice, ed in comunicazione visiva con questo, castelli che insieme permettevano il controllo delle valli Pellice, Luserna e Angrogna

Torre Pellice prende per l’appunto il suo nome dalla presenza di un castello sormontato da un grande mastio o dongione collocato sulla collina attualmente nota come Collina del Forte, ed anche in questo caso nella stessa posizione si erano succedute nel tempo varie fortificazioni, delle quali l’ultima era un forte con pianta bastionata a stella, detto forte di Santa Maria di Lucerna, costruito nel 1655 e distrutto nel 1690 nella guerra fra la Francia e la Lega di Augusta, della quale faceva parte anche Vittorio Amedeo II di Savoia. Quanto tutt’oggi visibile delle fortificazioni sulla collina di Torre Pellice è in parte una ricostruzione avvenuta nel 1821; le mura originali sono il tratto verso la Valle di Angrogna.

Un piccolo fortilizio si trovava inoltre poco sopra l’attuale abitato di Torre Pellice, a mezza costa sulla collina, noto con il nome di Fortino della Munizione.

Per quanto riguarda Villar Pellice si sa che era cinta di mura, con una torre di guardia. In seguito venne anche costruito un fortino detto “di Pertusel”. Le porte delle mura sono testimoniate fino al 1889. Era altresì presente una fortezza nel centro cittadino, detta “Palagio Forte” – Palazzo di Casapiana, appartenente ai Rorengo, e subì varie vicissitudini durante le guerre di religione.

I documenti storici e la toponomastica ci indicano in Bobbio Pellice la presenza di un castello in località “Ciastel”, probabilmente appartenente al ramo dei Bigliori, anche questo andato distrutto nel 1549. Inoltre, dopo la borgata di Villanova, era presente una fortificazione detta Forte di Mirabouc, costruita probabilmente nel 1565 e demolito nel 1794. Fra queste due date subì varie vicissitudini belliche, e venne anche utilizzato come prigione.

Le fortificazioni dell’epoca moderna

A cavallo della Prima e Seconda Guerra Mondiale vennero edificate postazioni di artiglieria sul Colle Barant, successivamente distrutte nella Seconda Guerra Mondiale.

Sul finire della Seconda Guerra Mondiale anche la Val Pellice rientra nel piano che vuole fortificare le Alpi, noto come “Vallo Alpino”, la cui funzione avrebbe dovuto essere di impedire l’invasione dell’Italia da parte degli Alleati. Si trovano di conseguenza bunker, resti di trinceramenti, piazzuole e casermette a Villar Pellice, nella zona di Villanova, nel vallone di Crosenna, al Col Content, al Col Balcet e sono ancora visibili resti di fortificazioni nella Conca del Prà.

Articolo a cura Arch. Pierangelo Ronfetto

Bibliografia

  • ARMAND-HUGON A., Torre Pellice, dieci secoli di storia e di vicende, Tipografia Subalpina, Torre Pellice, 1958;
  • BOLLA M., Bricherasio, territorio insediamenti e uomini nel medioevo, Tipografia Giuseppini, Pinerolo, 1980;
  • PAULI L., Le Alpi: archeologia e cultura del territorio, Zanichelli, Bologna, 1983;
  • PITTAVINO A., Storia di Pinerolo e del Pinerolese, Bramante Editrice, Milano, 1963;
  • WICHKHAM C., L’eredità di Roma – Storia d’Europa dal 400 al 1000 d.c., Editori Laterza, Roma, 2014.

Schede monografiche