Sono diecimila gli alberi storici di castagno presenti in val Pellice, piante che in questi ultimi anni, grazie ad una politica rivolta alla valorizzazione di questo albero da frutto che ha messo a punto strategie in grado di valorizzare la raccolta delle castagne. Ma prima ancora del raccolto è importante la cura della pianta e le sue potature, indispensabili anche nei casi di cancro corticale del castagno, quando cioè la pianta secca partendo dai rami più alti per arrivare poi all’essiccazione di tutto l’albero. Un altro intervento importante è costituito dall’innesto, fondamentale se si vogliono rinnovare le coltivazioni. In questi ultimi anni si sono fatti in val Pellice circa quattromila innesti.
L’itinerario del castagno
È lui, il gigante dei boschi, il maestoso castagno, uno dei protagonisti dei sentieri della biodiversità, che qui in val Pellice vogliono portare alla scoperta delle varietà frutticole coltivate in questa valle, per valorizzarle dal punto di vista gastronomico, ma anche culturale ed economico. Si tratta di percorsi nei boschi, che i visitatori possono fare a piedi, in mountain bike, o anche a cavallo. Quello che si articola in val Pellice è il “Sentiero dei Castagneti”, che inizia a Villar Pellice, in località Castagneto, presso l’omonima casa per ferie, una foresteria che ogni anno fa registrare dodicimila presenze. Il percorso si snoda sul versante dell’inverso della vallata, la zona geografica più fresca e più adatta per la coltivazione delle castagne. Da Villar Pellice si arriva fino a Torre Pellice, passando attraverso alcune aziende agrituristiche, in località Doni, quindi il sentiero si intreccia con il sentiero della Ghiandaia incontrando due agriturismi, Costa Lourens e Bacomela in cui è possibile soggiornare o anche semplicemente sostare per consumare un pasto a base di prodotti locali, e si arriva alla Gianavella, dove ha sede un’altra casa per le vacanze. Poi si attraversa il torrente Luserna e si raggiunge la cascina Timoteo (agriturismo), si sale a Bibiana, si giunge a San Bernardo e si scende alla scuola Malva Arnaldi.
L’Associazione Produttori Castagne della Val Pellice
Per sviluppare e valorizzare gli aspetti economici legati alla produzione della castagna è stata fondata l’associazione “Produttori castagne della val Pellice”, che conta una cinquantina di soci. Lo scopo sono la raccolta e la vendita del prodotto, che nella logica di mercato deve essere venduto sempre al prezzo migliore.
Fino agli anni ’80 in vallata esisteva un vero e proprio mercato, con diversi grossisti che al venerdì a Torre Pellice e al martedì a Bobbio acquistavano le castagne. Successivamente questa attività si era affievolita, sino al suo rilancio con la costituzione dell’associazione dei produttori di castagne, che si è dato delle precise regole. È stato infatti definito un disciplinare di produzione, che stabilisce il numero di castagne per chilo e divide le pezzature, in piccola, media e grande, così detta “fiore”. Anche in questa valle sono presenti piante di marrone, una qualità pregiata. La raccolta della castagna e la sua vendita sono due delle voci che compongono il bilancio economico dell’agricoltore di montagna. Il raccolto varia di anno in anno, in base alle condizioni climatiche, ma è importante senza dubbio, aldilà dell’aspetto economico, anche il ruolo che l’associazione svolge, che è quello di far sì che i boschi non vengano abbandonati. La loro cura è importante anche sotto l’aspetto della prevenzione degli incendio per la produzione di funghi. Dopo che molti castagneti da frutto in val Pellice sono stati recuperati incrementando così la produzione di castagne, da alcuni anni anche questa parte del Piemonte deve fare i conti con un insetto parassita (cinipide galligeno) che ha nuovamente ridotto la produzione fino ad un -90% nel 2012! Dal 2013, grazie a diffuse azioni di lotta biologica la produzione sembra registrare una graduale ripresa.
Il castagno della Val Pellice
Attività plurisecolare in val Pellice, la castanicoltura negli ultimi anni sta vedendo una decisa azione di rilancio. Gli alberi, spesso imponenti con la loro chioma, offrono ombra al viandante, esercitano una positiva azione di protezione del suolo, caratterizzano il paesaggio.
Nella val Pellice il castagno da frutta è diffuso in tutti i comuni dai 500 metri del fondo valle fino ai 1200 metri di altitudine. I comuni maggiormente interessati a questo tipo di coltivazione sono: Bobbio Pellice, Villar Pellice, Torre Pellice, Luserna San Giovanni, Lusernetta. I valdesi lo definivano “albero nazionale”, proprio per la grande diffusione dei suoi alberi secolari, con le decine di varietà pregiate, fra cui la più importante è il famoso Marrone della val Pellice.
La conservazione della castagna
Riuscire a conservare il frutto oltre al suo periodo di raccolta è uno degli obiettivi che l’associazione si prefigge. Il metodo tradizionale che permette di conservare la castagna anche per due mesi è quello di fare dei mucchi lasciando le castagne ancora dentro al riccio, affinché non si perda l’umidità intrinseca del frutto. A questa tecnica si affianca quella della novena, che consiste nel tenere le castagne a bagno nell’acqua, che va cambiata almeno un paio di volte, per nove giorni, poi una volta che i frutti sono stati messi ad asciugare, si conservano per tre o quattro mesi. Questo metodo permette anche di fare una prima selezione, infatti se vengono a galla, significa che sono bacate e vanno quindi scartate. La novena, o curatura, è senza dubbio uno dei metodi più diffusi. A questa si aggiunge la tecnica più moderna della surgelazione, utilizzata per fare le caldarroste in qualunque momento dell’anno. In questo caso però le castagne andranno incise prima del processo di surgelazione. Esistono poi le tecniche utilizzate nell’industria dolciaria, quella per produrre i marron glaceès o le procedure per conservarle sotto spirito. Le castagne essiccate, uno dei metodi più antichi, permette l’utilizzo di questo frutto per usi gastronomici, accompagnandola ai piatti di carne, ma è prima necessario rimettere le castagne a bagno nell’acqua.
La regolamentazione della raccolta
La raccolta delle castagne da parte dei turisti è un’abitudine diffusa. Ma mentre per la raccolta dei funghi, che richiede l’apposito tesserino, quella delle castagne non è stata regolamentata dalla comunità montana. Per questo motivo l’associazione dei produttori di castagne della val Pellice ha deciso di autotutelarsi, collocando nei boschi tremila cartelli di “proprietà privata”. La castagna è un frutto e come tale rientra nell’attività produttiva dell’azienda agricola e la lapalissiana: “Ma io raccolgo solo quelle in terra”, non può certamente essere una giustificazione. È improbabile infatti che ci si arrampichi su un albero di castagno per staccare dai rami i ricci. Di conseguenza, come uno non si permetterebbe di raccogliere delle mele in un frutteto, la stessa cosa dovrebbe accadere con le castagne. Viene tollerata comunque la raccolta di quelle castagne che cadono lungo le vie, oppure la raccolta in quei boschi abbandonati. In val Pellice in tanti sono affezionati a questo frutto, i., castagno viene chiamato anche “albero del pane” e negli anni della guerra qui ha sfamato numerose famiglie. Adesso per dissuadere da una raccolta selvaggia, gli operatori turistici della zona stanno studiando delle formule singolare per l’accoglienza turistica, come quella che prevede un pranzo, magari a base di polenta e cinghiale, e poi la possibilità di raccogliere un paio di chili di castagne.